Adesso si trova a fissare distratta la porta serrata oltre il tavolo degli interrogatori - cella o stanza, labile il confine per trattenere una della Casa -, seduta su una brandina cigolante con una tazza di caffè ormai vuota tra le mani. Non sembra capace di lasciarla andare.
Se chiude gli occhi e ascolta con attenzione - udito da musicista -, può quasi sentire i passi degli stivali dei secondi che si aggirano per i corridoi dello sceriffato di Timisoara.
Si è trovata a fissare troppe porte chiuse, ultimamente.
Toccare il suolo ove fino a qualche giorno fa sorgeva l'Hudson's Siren - affondare i polpastrelli nella terra polverosa e
« Ho fatto la cosa giusta. Non ho ucciso nessuno. Ho impedito che Blackbourne uccidesse qualcuno. »
Lo stesso Bill Blackbourne che l'ha pagata per consegnare un messaggio - per una notte di sesso - all'uomo che ha voluto sfregiare con quel messaggio. Quello che ha impedito venisse giustiziato e che ancora tenta di scappare, come legge in apprensione nella rete cortex.
Joe Black e il Lupo dagli occhi blu.
Aileen non sa più come fare per aiutare a tenere insieme una Famiglia che sta cadendo a pezzi, dilaniata dall'interno e dagli avvoltoi che fiutano la decadenza in cui sta precipitando Dragan.
E' con quella stessa disperazione che si aggrappa ad Haggerty, seppellendogli ciglia umide nel collo - non era stata capace di denunciarlo, non avrebbe mai potuto sparargli. Che gli chiede se può rimanere per quella notte e avere indietro una risposta colma di disagio.
E' la disperazione - triste amara malinconia - che le fa poggiare la fronte - passi silenziosi in corridoi vuoti - sulla porta della sua cabina. Chiusa a chiave.
Aileen sembra avere tutto, in questo 'Verse: potere, segreti, favori. Ma non sembra possedere le giuste chiavi per entrare in chi continua a tenerla fuori, con ostinato silenzio.
Era davvero
Annullarsi nell'ennesimo uomo conosciuto per caso, in posti dove una brava signorina non dovrebbe mai andare - c'è molto più di ciò che non appaia in lei. Dopo avergli poggiato una mano addosso, essere risucchiata da una violenza così torbida e viva da lasciarla senza fiato. E scegliere - contro ogni logica contro ogni ragione - di lasciarsi mangiare viva, per sentirsi viva.
Guardarlo negli occhi e gettare le armi, dopo essersi bruciata città alle spalle e aver avvelenato pozzi, senza aver fatto prigionieri.
« You're fucked up. Like me. »
Non gli avrebbe Partire per il suo incarico - per Polaris - con la prima nave disponibile, prima di venire fermata alla dogana dal Primo Ufficiale Wright. Sentirsi sbattere in faccia con un ghigno ciò che non avrebbe mai voluto sentire - sospettata per concorso in atti di pirateria.
La calma - e lo sguardo buio, come quello di Joe - di Hale, la richiesta di Rooster.
« Katerina Momic. »
La sua libertà - la sua dignità, la sua reputazione nella Casa - per consegnare alla Confederazione forse l'unica persona che non sarebbe mai capace di barattare di tradire. No.
E le minacce sulla prigione confederata - « Non ti daranno dieci ore. » - le sgranano le vertebre con dita gelide, facendola rabbrividire mentre Jack esce dalla porta e se la chiude alle spalle - forseti prego è solo il Dexepam che finisce il suo effetto.
Alzò lo sguardo verso il soffitto, in cui è incastrato il registratore. In trappola.
Si rese conto per la prima volta, con lucida disperazione, di essere davvero fottuta.
E le minacce sulla prigione confederata - « Non ti daranno dieci ore. » - le sgranano le vertebre con dita gelide, facendola rabbrividire mentre Jack esce dalla porta e se la chiude alle spalle - forse
Alzò lo sguardo verso il soffitto, in cui è incastrato il registratore. In trappola.
Si rese conto per la prima volta, con lucida disperazione, di essere davvero fottuta.