mercoledì 11 settembre 2013

Under the trees.

« Spegni questo fuoco, sorella. »

Il cielo di Greenfield stava precipitando verso di loro in quella radura - nebbia blu e densa, una cascata di stelle tra le fronde delle querce.
Qualcosa le solleticò la guancia - rugiada, probabilmente -, labbra bollenti fugarono quel freddo provocandole un altro brivido e facendole affondare le unghie in quella schiena.
André ha la pelle intrecciata di inchiostro e cicatrici, quasi fosse stato cucito in nero su una tela bianca; ha dita ruvide e nervose, piacevolmente selvatiche sulla pelle candida - il suo tocco infuocato sul seno e tra le gambe combatteva col fresco della notte che era una patina sottile sulla pelle.
Brividi scatenati dalle carezze delle sue mani e dalla carezza della notte, confondendosi in un turbinio di sensazioni che le indebolivano le gambe, serpeggiavano per tutte le sue terminazioni nervose fino ai piedi e alle caviglie tremanti.

Lei si inarcò - erba e terra bruna sotto la sua schiena - e inclinò il capo offrendo la gola alle sue labbra. Aprì gli occhi per guardare il cielo limpido di un blu così profondo che aveva l’impressione di precipitarvi dentro - un po' come negli occhi neri che le formicolano addosso.
Rotolarsi nell'erba significava annodarsi i capelli di rametti e fili verdi, massacrarsi le labbra e la carne di respiri e risate - graffi che probabilmente brucerebbero di più se non ci fossero, sotto il sudore che l'erba umida confonde sulla pelle.
Annullarsi in lui era spegnere un desiderio a lungo titillato, assaggiato e inseguito un bacio rubato dopo l'altro; era un bicchiere d'acqua nel deserto, balsamo su una ferita aperta, l'ultimo desiderio che diventa lo sfizio di un'infatuazione divorante.
Lui rise contro la sua pelle, ebbro e languido, e a lei venne in mente la macchia di rossetto sulla maglia - oscenamente consumata - incastrata nelle radici della quercia. Il belletto scarlatto è solo un ricordo, perso tra sospiri e labbra umide.
L'Hudson River era un rumore lontano - grilli assordanti nel silenzio della radura, come tanti sistri d'argento. L
a sua voce le baciava le orecchie di mormorii indistinti, in quell'accento di Shadetrack imbastardito dal francese.
Aileen pensò di nuovo a cosa aveva visto toccandolo - ricordi sotto le dita. Un bambino biondo, intravisto quasi fosse una sagoma nascosta dietro il buco di una serratura, sotto un sole pallido; si era ritratta scottata, confusa. Amareggiata e irrequieta almeno quanto il proprietario di quel pensiero, che l'aveva guardata senza capire.
E che, adesso, la stava premendo con dolce irruenza contro le scaglie di corteccia sul prato.

« Potrebbe arrivare chiunque. »
Lui sorrise nella piega del suo collo - vispo e indolente, può immaginarlo anche senza guardare -, strofinandole sulla clavicola - l'ombra di un livido vecchio, di un altro uomo - la guancia appena sbarbata e stranamente liscia come un gatto che fa le fusa.
« Da quando sei così puritana? »
Per il resto della nottata ci fu solo languido silenzio, tranne il bisbiglio ardente sulla sua bocca di un Profeta ispirato - mormorii indistinti baciati e bruciati dalle sue labbra rosse.


« What is that tall woman doing there, in the trees?
I can hear rabbits and mourning doves whispering together
In the dark grass, there...
 Under .. the .. trees. »

sabato 7 settembre 2013

I don't care.

Bullfinch, Timisoara, 2515

Polvere, pensieri, papaveri.
Nei campi poco fuori da Timisoara, nelle stradine sterrate che si snodano da un ranch all'altro - serpenti che strisciano nel verde -, spiccano gruppi di papaveri quasi sfioriti.
Talmente rossi che nei suoi pensieri cupi assomigliano quasi a macchie di sangue - bombardamenti, bambini, bestemmie.
Il vestitino orientale color panna rischia di sporcarsi, sdraiata così nell'erba del primo prato su cui ha ritenuto necessario sdraiarsi e fissare il sole sbocciare sul filo dell'orizzonte. Non le importa.
Non mi importa non mi importa.
E' bloccata su Bullfinch ormai da settimane, in attesa di un permesso - St. Andrew, Dragan Joe, un messaggio - che tarda ad arrivare. Aileen si chiede, osservando distrattamente il cielo tinto di lilla e rosa e oro, se in realtà non sia possibile vederlo solamente a lei, per qualche motivo.
Accusata di concorso in atti di pirateria.

Serra gli occhi in un sospiro rabbioso, artigliando la stoffa sul ventre su cui ha intrecciato le mani.

« Un facoltoso gentiluomo ha intercesso per la tua liberazione. »

Accumula debiti e cuori infranti con la velocità con cui adesso il cuore le galoppa contro le costole al ricordo della sua ultima notte allo sceriffato.
Sospiri, sesso, sbarre.
Un respiro pesante - espira - le sfugge dalle labbra struccate, respiro che lei avrebbe voluto sentirsi addosso e al diavolo le telecamere - l'ultimo desiderio di un condannato.
Scolopendre sotto la pelle, la fame e la disperazione dell'astinenza in quei bui occhi neri.
Un papavero le carezza le dita affusolate, mentre le stringe e si macchia i polpastrelli di polline.
E' sempre così, in questo nostro 'Verse: raramente si ottiene quello che si vuole.
Non mi importa non mi importa.


Spazio Aereo, Hall Point, 2515

Chiunque abbia detto che una donna inginocchiata si umilia e basta, non ha capito niente.
Uccidersi e ricominciare da capo - un labile confine tra un dolore lancinante e un piacere devastante.
Non mi importa non mi importa.
A lui importa, forse, dato che le ha rivolto a malapena la parola, che ha esitato, che l'ha guardata e afferrata come se nella rabbia dei gesti ci fosse un tacito rimprovero verso se stesso - per cosa, poi, lo poteva solo immaginare.
Aileen avrebbe voluto solamente voltargli le spalle e allontanarsi in una ritirata che non era nemmeno strategica, se solo non fossero stati su una nave in mezzo allo Spazio.

Fuggiva, tuttavia, dalle sue domande - la verità fa fottutamente male - e poteva sentire il fragore di ponti che le crollavano dietro le spalle, tasselli di pietra che precipitano nel vuoto un solo passo dietro di lei.
Scappa Aileen.
Avanti, scappa, se pensi che ti possa portare da qualche parte.


« La casta puttana e il placido cane rabbioso. »

Provare qualcosa e non sapere neanche dargli una forma - un senso, uno scopo.
Nulla fa più male che sentirsi spezzare e rimettere insieme, tutto in una volta.
Prima di addormentarsi lì, sul pavimento della plancia di pilotaggio - che per ben due volte l'ha vista singhiozzante a terra -, Aileen si ritrovò a pensare che lei e gli uomini di Hall Point, per un motivo o per l'altro, non erano un connubio le giovava alla salute.
Non mi importa non mi importa.