Il cielo di Greenfield stava precipitando verso di loro in quella radura - nebbia blu e densa, una cascata di stelle tra le fronde delle querce.
Qualcosa le solleticò la guancia - rugiada, probabilmente -, labbra bollenti fugarono quel freddo provocandole un altro brivido e facendole affondare le unghie in quella schiena.
André ha la pelle intrecciata di inchiostro e cicatrici, quasi fosse stato cucito in nero su una tela bianca; ha dita ruvide e nervose, piacevolmente selvatiche sulla pelle candida - il suo tocco infuocato sul seno e tra le gambe combatteva col fresco della notte che era una patina sottile sulla pelle.
Brividi scatenati dalle carezze delle sue mani e dalla carezza della notte, confondendosi in un turbinio di sensazioni che le indebolivano le gambe, serpeggiavano per tutte le sue terminazioni nervose fino ai piedi e alle caviglie tremanti.
Lei si inarcò - erba e terra bruna sotto la sua schiena - e inclinò il capo offrendo la gola alle sue labbra. Aprì gli occhi per guardare il cielo limpido di un blu così profondo che aveva l’impressione di precipitarvi dentro - un po' come negli occhi neri che le formicolano addosso.
Rotolarsi nell'erba significava annodarsi i capelli di rametti e fili verdi, massacrarsi le labbra e la carne di respiri e risate - graffi che probabilmente brucerebbero di più se non ci fossero, sotto il sudore che l'erba umida confonde sulla pelle.
Annullarsi in lui era spegnere un desiderio a lungo titillato, assaggiato e inseguito un bacio rubato dopo l'altro; era un bicchiere d'acqua nel deserto, balsamo su una ferita aperta, l'ultimo desiderio che diventa lo sfizio di un'infatuazione divorante.
Lui rise contro la sua pelle, ebbro e languido, e a lei venne in mente la macchia di rossetto sulla maglia - oscenamente consumata - incastrata nelle radici della quercia. Il belletto scarlatto è solo un ricordo, perso tra sospiri e labbra umide.
L'Hudson River era un rumore lontano - grilli assordanti nel silenzio della radura, come tanti sistri d'argento. La sua voce le baciava le orecchie di mormorii indistinti, in quell'accento di Shadetrack imbastardito dal francese.
Aileen pensò di nuovo a cosa aveva visto toccandolo - ricordi sotto le dita. Un bambino biondo, intravisto quasi fosse una sagoma nascosta dietro il buco di una serratura, sotto un sole pallido; si era ritratta scottata, confusa. Amareggiata e irrequieta almeno quanto il proprietario di quel pensiero, che l'aveva guardata senza capire.
E che, adesso, la stava premendo con dolce irruenza contro le scaglie di corteccia sul prato.
« Potrebbe arrivare chiunque. »
Lui sorrise nella piega del suo collo - vispo e indolente, può immaginarlo anche senza guardare -, strofinandole sulla clavicola - l'ombra di un livido vecchio, di un altro uomo - la guancia appena sbarbata e stranamente liscia come un gatto che fa le fusa.
« Da quando sei così puritana? »
Per il resto della nottata ci fu solo languido silenzio, tranne il bisbiglio ardente sulla sua bocca di un Profeta ispirato - mormorii indistinti baciati e bruciati dalle sue labbra rosse.
« What is that tall woman doing there, in the trees?
I can hear rabbits and mourning doves whispering together
In the dark grass, there...
I can hear rabbits and mourning doves whispering together
In the dark grass, there...
Under .. the .. trees. »
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