sabato 7 settembre 2013

I don't care.

Bullfinch, Timisoara, 2515

Polvere, pensieri, papaveri.
Nei campi poco fuori da Timisoara, nelle stradine sterrate che si snodano da un ranch all'altro - serpenti che strisciano nel verde -, spiccano gruppi di papaveri quasi sfioriti.
Talmente rossi che nei suoi pensieri cupi assomigliano quasi a macchie di sangue - bombardamenti, bambini, bestemmie.
Il vestitino orientale color panna rischia di sporcarsi, sdraiata così nell'erba del primo prato su cui ha ritenuto necessario sdraiarsi e fissare il sole sbocciare sul filo dell'orizzonte. Non le importa.
Non mi importa non mi importa.
E' bloccata su Bullfinch ormai da settimane, in attesa di un permesso - St. Andrew, Dragan Joe, un messaggio - che tarda ad arrivare. Aileen si chiede, osservando distrattamente il cielo tinto di lilla e rosa e oro, se in realtà non sia possibile vederlo solamente a lei, per qualche motivo.
Accusata di concorso in atti di pirateria.

Serra gli occhi in un sospiro rabbioso, artigliando la stoffa sul ventre su cui ha intrecciato le mani.

« Un facoltoso gentiluomo ha intercesso per la tua liberazione. »

Accumula debiti e cuori infranti con la velocità con cui adesso il cuore le galoppa contro le costole al ricordo della sua ultima notte allo sceriffato.
Sospiri, sesso, sbarre.
Un respiro pesante - espira - le sfugge dalle labbra struccate, respiro che lei avrebbe voluto sentirsi addosso e al diavolo le telecamere - l'ultimo desiderio di un condannato.
Scolopendre sotto la pelle, la fame e la disperazione dell'astinenza in quei bui occhi neri.
Un papavero le carezza le dita affusolate, mentre le stringe e si macchia i polpastrelli di polline.
E' sempre così, in questo nostro 'Verse: raramente si ottiene quello che si vuole.
Non mi importa non mi importa.


Spazio Aereo, Hall Point, 2515

Chiunque abbia detto che una donna inginocchiata si umilia e basta, non ha capito niente.
Uccidersi e ricominciare da capo - un labile confine tra un dolore lancinante e un piacere devastante.
Non mi importa non mi importa.
A lui importa, forse, dato che le ha rivolto a malapena la parola, che ha esitato, che l'ha guardata e afferrata come se nella rabbia dei gesti ci fosse un tacito rimprovero verso se stesso - per cosa, poi, lo poteva solo immaginare.
Aileen avrebbe voluto solamente voltargli le spalle e allontanarsi in una ritirata che non era nemmeno strategica, se solo non fossero stati su una nave in mezzo allo Spazio.

Fuggiva, tuttavia, dalle sue domande - la verità fa fottutamente male - e poteva sentire il fragore di ponti che le crollavano dietro le spalle, tasselli di pietra che precipitano nel vuoto un solo passo dietro di lei.
Scappa Aileen.
Avanti, scappa, se pensi che ti possa portare da qualche parte.


« La casta puttana e il placido cane rabbioso. »

Provare qualcosa e non sapere neanche dargli una forma - un senso, uno scopo.
Nulla fa più male che sentirsi spezzare e rimettere insieme, tutto in una volta.
Prima di addormentarsi lì, sul pavimento della plancia di pilotaggio - che per ben due volte l'ha vista singhiozzante a terra -, Aileen si ritrovò a pensare che lei e gli uomini di Hall Point, per un motivo o per l'altro, non erano un connubio le giovava alla salute.
Non mi importa non mi importa.

Nessun commento:

Posta un commento